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PREGARE

 


Il tema della preghiera è per me uno dei più sconvolgenti che personalmente non ho risolto e in cui annaspo.
Mi ha colpito nella splendida intervista a Papa Francesco che ad un certo punto è andato a cercare il suo breviario:
“Il Papa a questo punto si alza e va a prendere sulla sua scrivania il Breviario. È un Breviario in latino, ormai logoro per l’uso. E lo apre all’Ufficio delle Letture della Feria sexta, cioè venerdì, della XXVII settimana. ...”
Che dire?
Trovo ostico e difficile il confrontarmi con quei testi che finiscono per non dirmi nulla … eppure un uomo come il papa che sta riuscendo a parlare al cuore di tanta gente si è nutrito anche del breviario … ma non solo visto che cita di tutto, compreso la Turandot di Puccini.
Ho usato la parola nutrimento appositamente: come dicono gli esperti bisogna mangiare di tutto ed in maniera equilibrata; però a me il pesce non piace e mi da fastidio anche l’odore, e pensare che vivo sul mare. Ho amici vegetariani ed alcuni allergici a diversi alimenti. Il nutrimento ha delle soggettività e delle selezioni (anche naturali visto che l’organismo produce scarti). Dunque una buona Lectio sulla scrittura è un buon nutrimento. Ma la preghiera è solo nutrimento?
La preghiera è un rischio grosso. Dire preghiere, anche molte, non mi sposta di un millimetro e mi lascia quello che sono e mi conferma in me stesso. GRANDE ILLUSIONE.
Pregare è entrare nella Comunione (nel cuore) del Padre per fare la sua volontà ... mi porta ad amare i nemici, a fare del bene a coloro che ti fanno del male, accogliere i diseredati, essere vicino ai poveri ... a mettere di mezzo la vita e confonderla.

Marito e moglie che si amano e vivono la comunione ma non sono sempre lì a dirselo … vivono momenti profondi di intimità (anche sessuale) ma anche momenti di distacco ognuno concentrato in quello che necessariamente è il suo compito, ma non perdono la comunione. Così dovrebbe essere con Dio. Poveri sposi, quante volte anche la loro sessualità rimane sulla pelle e non entra nel profondo! Poveri noi che crediamo di non aver trovato come relazionarci con il Signore e come arrivare a lui! Ma è essenziale? Non credo, me lo sono domandato riflettendo sul vangelo di domenica (XXIV tempo ordinario –C). Una cosa è certa che è lui che ci cerca.
Non è necessario accanirsi nella ricerca del Signore, lasciamoci trovare. Da noi c’è una espressione “il gioco dei bussolotti” quando due si cercano e non si trovano pur passando e ripassando dallo stesso punto… uno si deve fermare.
Ascoltiamo i rumori dell’aria, i venti leggeri, il sussurro della vita … ascoltiamo le persone ed amiamole. Papa Bergoglio ci ha regalato un’immagine incredibile nell’Ospedale da Campo. Guardiamo alle ferite del Cristo sono quelle dei vicini di casa, dei colleghi, degli amici o di coloro che incontriamo per caso. Sono ferite che il pudore fa tenere nascoste e sono diventate fetide nel loro cuore anche se a noi sembrano solo graffi. Apriamo loro il cuore di padre, di amico, di medico cerchiamo la comunione con i loro cuori … sono una porta incredibile al cuore di Dio.